Abbiamo intervistato Luigi Campisi nella “sua” Legnano, tradizionale feudo della Compagnia: "Ho fatto tutto quello che dovevo fare, con grande senso del dovere e professionalità".
Se il personaggio del Giovanni parla poco, tartaglia e bofonchia, Luigi Campisi invece va via sciolto, “libero” dopo quarant’anni dai panni del bistrattato marito della Teresa. Un divorzio che ha distrutto i fan, ma che era stato largamente annunciato. Motivi? “Scelte di vita”, dice la Compagnia sulla pagina ufficiale. Ma Campisi non è morto, né malato, come qualcuno aveva lasciato intendere…
Ne avevamo parlato lo scorso 10 ottobre, allo scoccare dell’annuncio ufficiale: Luigi Campisi, da quarant’anni l’amatissimo Giuan de I Legnanesi, ha lasciato la compagnia. Gli subentra Lorenzo Cordara, attore e insegnante di teatro, originario di Abbiategrasso, presentato in pompa magna sui social ufficiali della Compagnia teatrale, che abbiamo intervistato a pochi giorni dal debutto (clicca qui).
Un cambio della guardia non scevro da polemiche. Ma facciamo un passo indietro. Negli ultimi mesi, si era molto vociferato sull’abbandono di Gigi Campisi. Alcuni dicevano pensione; altri parlavano di litigi interni e addirittura a un certo punto sui social è girata la voce che Campisi fosse malato. Il comunicato stampa, ridotto a poche righe, non dava alcuna motivazione ufficiale, elemento in più per alimentare dubbi e illazioni.
Proprio dal comunicato stampa è nato un bailamme mai visto, peggiorato dal ritardo con cui la Compagnia lo posta sulla Fan Page Facebook ufficiale - quasi due giorni dopo: un post la secca dicitura “Comunicato stampa”. Non una didascalia aggiuntiva, né un ringraziamento, un approccio quantomeno strano dopo tutti questi anni di collaborazione.
Non toccare il fan che dorme…
A questo punto i fan dei Legnanesi, sempre piuttosto compassati e rispettosi, iniziano a fare domande più precise e a sollevare dubbi, anche perché già messi in allarme dai precedenti mesi di oblio social di Campisi.
Ma tutti i commenti che esprimono dissenso, che danno sostegno a Campisi o che chiedono chiarimenti, sarebbero stati cancellati. Molti utenti addirittura bannati, il che significa che risultano impossibilitati a commentare ulteriormente.
“Censura!” gridano gli epurati, che si riversano sulla pagina di Campisi a chieder lumi. Molti si trasferiscono anche sulla pagina Facebook di Provasio-Teresa, che risponde scocciato, lanciando messaggi non troppo subliminali (basta scorrere la sua bacheca) e che a sua volta elimina qualsiasi traccia dei contestatori o di ficcanaso su questioni a suo dire societarie.
Tra moglie e marito… non mettere il dito
La Teresa delle scene non ci sta: il suo Giuan se ne va, morto un Papa se ne fa un altro e ai fan non deve interessare il motivo. “E’ la vita, è il teatro, le cose cambiano”, risponde.
Ma Provasio viene investito dalle polemiche per le sue reazioni spesso fuori dalle righe: da parecchio tempo gira infatti alcuni videoclip in cui dice che ci sono persone “che non vogliono bene alla compagnia”, parlando addirittura di “nemici” e di persone che offendono e commentano in modo maleducato.
Al che gli utenti si inviperiscono ancora di più, ribadendo che quasi tutti i commenti erano innocui, tanto che partono centinaia di screenshot ad attestare i fatti.
I social: un’arma a doppio taglio
Dopo alcune verifiche, è emerso che la stragrande maggioranza dei commenti erano infatti mere richieste di informazioni, senza alcuna traccia di offese. L’epurazione assume quindi contorni negativi e ritorna come un boomerang ai Legnanesi: essere sui social significa aprirsi al dibattito, e aprirsi al dibattito non significa silenziare commenti sgraditi e tenersi solo i complimenti (che pur non mancano), ma vuol dire saper accettare l’opinione altrui, anche se cozza con le scelte artistiche e societarie.
Ad maiora
Al di là del discutibile modo di gestire la faccenda, dispiace senza dubbio vedere una deriva così grossolana di una delle più gloriose compagnie dialettali d’Italia e dispiace altresì vedere che un attore come Campisi, che ha dedicato una vita al teatro contribuendo largamente alla fortuna dei Legnanesi, venga relegato a un mero “comunicato stampa”.
Al di là dell’ormai evidente brutta aria, resta un inequivocabile fatto: essere professionisti significa andare anche al di là di eventuali – ma mai ufficialmente confermati - dissidi personali.
Abbiamo dunque intervistato Luigi Campisi nella “sua” Legnano, tradizionale feudo della Compagnia.
Campisi, la Compagnia sulla pagina ufficiale si è lasciata sfuggire un “Scelte di vita”, all'ennesima domanda sul perché del suo abbandono. Come sono andate le cose?
Sono andate che non sono né malato, né in pensione… e nemmeno morto, perché c’è chi ha anche pensato che fossi mancato!
Posto che la vedo vivo, in effetti era girata molto la voce che lei non fosse in salute. Come risponde?
(Ride, ndr) Sto benissimo, in forma! Anzi, faccio anche un gesto scaramantico… Anche se la Teresa diceva sempre al Giuan: “Ma ta moeri no!”, io son vivo e vegeto!
Ma allora lei non sarà davvero uno dei fortunati italiani che è andato in pensione a 64 anni e non vuole dircelo per non farci schiattare di invidia?
Ma chi l’ha detto? Andrò in pensione a 67 anni… se non cambiano di nuovo la legge!
E poi un attore se vuole può anche andare tecnicamente in pensione e continuare a recitare, eh… Basti pensare a Ferruccio Soleri e ad altri ultraottantenni ancora gagliardamente in scena!
Negli ultimi due anni lei però è praticamente scomparso dai social ufficiali della Compagnia: nelle foto, nei video ci sono sempre Dalceri e Provasio. E’ diventato improvvisamente timido?
Non gestisco io i social della Compagnia. Direi che è meglio chiedere ai diretti interessati… Ma noto con piacere che dopo anni di mia assenza dalla pagina ufficiale dei Legnanesi si ridà grande spazio alla figura del Giovanni!
Negli ultimi due anni lo spettacolo è molto cambiato: meno Musazzi, spariti i cortili, quest’anno non ci sarà più nemmeno il personaggio della Carmela. E’ iniziata una nuova era dei Legnanesi?
Sicuramente ci sono stati grandi cambiamenti… non so se parlare di una nuova era, ma è un dato di fatto che un po’ di tradizione viene meno. C’è da dire che lo spettacolo da diversi anni dura anche nettamente meno, e questo a mio avviso è un bene. Ma oltre ai fatti che ha ben rilevato, quest’anno mancherà anche il personaggio della Pinetta, a causa della scomparsa del caro Alberto Destrieri. L’innovazione non è per forza un male, ma bisogna vedere come viene interpretata.
Lasciare la famiglia dei Legnanesi dopo quarant’anni. Come ci si sente?
Ho fatto tutto quello che dovevo fare, penso di averlo sempre fatto bene e sempre al meglio, con grande senso del dovere e professionalità. Non ho nulla da rimproverarmi. Mi sento di aver dato il massimo. E l’affetto della gente me lo conferma.
Di famiglia ha parlato anche il suo successore, Lorenzo Cordara. Come è stato il passaggio di consegne?
E’ un bravo ragazzo, un bravo attore. Lui si è già ben espresso su come vorrà lavorare, mi sembra intelligente e consapevole. Io gli ho solo consigliato di stare schiscio, come si dice da queste parti e, cosa molto importante, di non montarsi la testa. In questo lavoro non sei mai veramente arrivato e i lustrini di questo nostro mondo colorato sono spesso coriandoli che ti accolgono festosamente ma che poi, se ridi troppo, ti vanno in gola… e ti vanno di traverso. Soprattutto gli ho fatto un semplice ma molto sentito in bocca al lupo: credo che tra professionisti valga più di mille parole.
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